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Amour pour Paris

Amour pour Paris©Franck, digital drawing from my IPad, November 18th, 2015.

Parigi è un luogo a cui tutta l'umanità si sente di appartenere, nei sogni e nella vita reale.
Io ho conosciuto Parigi sotto il mio buon genio di Arthur Rimbaud. Poi, l'ho finalmente abbracciata incontrando un amico, Louis. In fine, l'ho racchiusa nel mio cuore viaggiandoci con tutta la famiglia e l'impresa è una pietra miliare nel nostro percorso, affettivo e intellettuale.
Il 2015 ha segnato profondamente la coscienza di chiunque riguardo Parigi: la strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e ora, i multipli attentati allo stadio, ai caffé e al Ba'Ta'Clan hanno turbato ogni essere umano.
Penso che un lavoro di elaborazione del turbamento profondo sia giusto intraprenderlo. Non sono d'accordo con le semplificazioni: scrivere ovunque "Pas Peur", non è la stessa cosa che sconfiggere davvero il terrore.
Ricordo che da bambina io non avevo paura del buio, perché percepivo addirittura i colori degli oggetti, di notte. Poi, fra favole, racconti e la fifa contagiosa dei ragazzini, ho imparato a temere l'oscurità. Quando sono stata ridicolizzata per la paura del buio, ho reagito sfidando le tenebre e mi figuro ancora mentre mi aggiravo fra le camere a luci spente, continuando a ripetermi anche a voce alta che, no, io non avevo paura! In realtà vivevo il panico più totale e, dal di fuori, sembravo pure aver perso qualche rotella! 
Insomma, ripetere mantra in cui non si crede è inutile e non allevia il terrore, perché di questo si tratta. 
Quando ho finalmente compreso che io avevo la possibilità di spingere l'interruttore e svelare tutto il mondo attorno, quando ho capito che aveva una ragione temere il buio - lì si brancola, ci si può far del male anche da soli, non ci si può difendere - ma conoscendo si può illuminare la via, anche con la memoria, be', ho apprezzato poesia, meraviglia e quel senso di sublime della notte e del cammino tracciato sulla volta stellata. 
Una storia buddhista racconta di un uomo che incappa in una corda che pende da un ramo e la prende per un serpente e fugge in preda allo spavento. La paura lo ha fatto reagire per mettere in salvo la sua vita. Questa passione è naturale, è l'istinto di salvezza che abbiamo ereditato dagli antenati. Esserne vittima però senza comprendere la realtà, ci rende schiavi e ci mette in pericolo ulteriormente. Perciò il terrore è una emozione distruttiva, perché non rende più possibile vivere. 
Credo che se si conosce, non si resta nel terrore del buio. Porsi domande, essere coscienti che anche la paura può essere buona - perché ci fa comprendere i nostri limiti umani e ci accomuna agli altri, spingendoci ad aiutarci per empatia -, ma che superarla con cognizione dei fatti è una conquista di libertà. 

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