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Festa del papà

Oggi in Italia si festeggia la festa del papà.  Ed io ripenso a cosa abbia significato il mio rapporto con mio padre. Sono stata una persona molto felice e questo lo devo anche a lui.
Disegnare e dipingere solo per giocare.

Mio padre è stato il primo a farmi sperimentare con i disegni a matita, a penna, a carboncino... Lui era un appassionato di schizzi, adorava i fumetti di Tex che da ragazzino non poteva permettersi. Così, raccontava che li raccattava dai rifiuti, li faceva asciugare e poi se li leggeva fino alla pagine mancanti. Qualche tempo fa, mia sorella gli aveva regalato la collezione della Bonelli, che hanno pubblicato per l'anniversario; lui passava ore a leggersi le storie e a ridere di sé, di quando avesse creduto che Tex fosse un fumetto americano e che voleva fare la rivoluzione nel selvaggio West!
I suoi disegni preferiti erano i cavalli, i velieri, gli uccelli che si librano su enormi e morbide nuvole, le casette simili a quelle dei presepi e gli alberi. Ricordo che a memoria mio padre ha insegnato a me e mia sorella a schizzare l'idea di ramo: in due tratti, lui ci dimostrava la complessità della natura, come l'equilibrio della figura dovesse reggersi nella prospettiva.
Cavalluccio sulla sedia del barbiere.
Le sue nuvole erano maestose e, spesso si divertiva a rendere il loro volume insistendo e sovrapponendo i tratti. È stato lui a comprarci i primi colori e a farci provare tecniche improbabili, come la tempera sul vetro. Quei pomeriggi passati a dipingere con gli acquarelli, che erano delle pasticche di pigmento incollati su un cartoncino, sono ancora davanti ai miei occhi.
Ricordo pure che non ho mai avuto trecce e boccoli come tutte le altre bambine, perché il mio papà portava me e mia sorella sempre dal suo barbiere a tagliarci i capelli, così, diceva lui, diventavano più forti. 😁 Era solo un modo comodo invece per asciugarci subito i capelli e poterci sperticare come ragazzacci senza doverci preoccupare di laccetti e fiocchetti...
Così, ricordo che andavo pure volentieri dal suo barbiere, che tagliava divertito frangette e mi ritrovavo la sera con una acconciatura degna di un marine. 😄
Il barbiere aveva una sedia apposta per me, con un bellissimo cavalluccio di ferro che io osservavo e accarezzavo, quasi fosse vero. La poltroncina di simil pelle rossa saliva girando su se stessa. Il profumo di spume, lozioni e dopobarba ai legni e sandalo mi dava la sensazione di pulizia molto più del puzzo della lacca per capelli, dei caschi per la messa in piega, delle decolorazioni del parrucchiere di mia madre...
Rotelle per la bici
Il mio papà mi ha anche insegnato ad andare in bicicletta e mi ricordo ancora quando arrivava il momento di alzare una delle due rotelle per familiarizzare con l'equilibrio. Dopo qualche tentativo finito rovinosamente per terra, lui mi afferrava da sotto il sellino, come le squadre rimettono in pista i ciclisti al Giro d'Italia. Che emozione quando ho intravisto la sua ombra che correva dietro di me e finalmente non c'era più! Avevo imparato a pedalare. 
Allora, lui mi prendeva in giro: "Hai voluto la bicicletta? E allora: pedala!" 😆
E di pomeriggi di sabato a scorrazzare per parcheggi, fare a gara a chi andava più veloce: una volta, per vantarmi guardando dietro, mi sono schiantata contro il travertino che circondava i pini marittimi dei parcheggi intorno alla Farnesina. 😰
Cavolo, che cadute! E che graffi sulle ginocchia! Appena mi mettevo a piangere, papà mi tirava su e mi prendeva in giro: "Non è niente, smettila di recitare!" 😅
Altalene al parco dell'Olimpico. 
Ma erano pomeriggi che volevo non finissero mai. 
Come quando ci portava ai giardinetti dell'Olimpico, le sere d'Estate sulle altalene era allegria pura! Avevo scoperto che sensazione eccitante fosse lanciarsi verso il cielo azzurro e i rami verdi dei pini. Certe volte, io e mia sorella ci slanciavamo tanto che quasi facevamo il giro completo! Pazze! 
Tutto è finito quando i vandali hanno iniziato a staccare le catene e scavare buche sotto i sedili. Peccato, era tutto gratis e le risate e le urla dei ragazzini riempivano l'aria. Mio padre era sempre pronto a spingermi le spalle e a fare la guardia, senza intervenire mai se non ce n'era bisogno. Era lui che ci ha insegnato che se dondolavamo le gambe anticipando la direzione, riuscivamo ad ampliare il dondolio. Mentre gli altri ragazzini strusciavano i piedi o si lanciavano per terra, io e mia sorella riuscivamo a rallentare la corsa delle altalene e scendere in stile!... 😜
Veliero da un guscio di noce di Nello.
Che dire, molto della creatività è una questione di talento personale, ma altrettanto viene dalla libertà dell'infanzia, dallo sperimentare e da figure importanti che ti incoraggiano. Mio padre sapeva disegnare, come i suoi due fratelli. Soprattutto, lui mi ha insegnato a giocare e non prendermi troppo sul serio, se penso che il suo divertimento preferito era scarabocchiare le immagini patinate di attori e fotomodelle con baffi, occhiali, denti anneriti. Ingannava il tempo a disegnare in un angolo di giornale un verme che usciva da una mela, solo per divertimento, pieno di ombre e volumi, pure se solo con la penna. Oppure un aereo in volo, un'auto parcheggiata, un pallone che fa goal e intanto superava la noia del lavoro di centralinista di una clinica, anche la notte... 
Ecco perché io penso che l'arte sia un dono che supera ogni accademismo. È una propensione spirituale. 
Grazie papà! 💓

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